ART IS A PRISON | Lettura critica di Sonia Catena | 2019
"Essere poeta non è una mia ambizione.
È la mia maniera di stare solo.
F. Pessoa, "Una sola moltitudine”
Oggetti quotidiani, fori, immagini scientifiche ed elementi naturali sono accostati da Alex Sala come in un enigma, un rebus di difficile risoluzione. Opere che non hanno risposte assolute, ma generano riflessioni senza seguire un filo logico narrativo e raccontano una microstoria, un frammento autobiografico dell'artista in cui i ricordi malinconici lasciano la loro impronta. Questi elementi decodificano il quotidiano e il legame fra le persone, sono oggetti che parlano, che sono stati toccati, annusati e guardati, acquisendo o perdendo valore in base allo sguardo.
In questa ricerca artistica sussistono due livelli di lettura uno palese che affiora in superficie e l'altro lieve, quasi nascosto alla nostra visione. Il primo, quello più manifesto, si interroga sul ruolo dell'artista e sull'impatto che ha l'arte nella vita, Alex si chiede: "L'artista è colui che dona la sua visione del mondo liberando se stesso dalle definizioni o è colui che è costretto a crearsi un'immagine e nel costruire una sua identità si auto imprigiona?".
Questa è la domanda di superficie, l'affermazione del titolo.
L'arte come terapia fa emergere il vissuto e le emozioni dell'artista, lo aiuta a canalizzare ansie e paure, ma al contempo può condurlo a indossare una maschera predefinita difficile da demolire. Gli dà la capacità di vivere in un luogo a sé, ignoto e lontano dalla vita quotidiana, allontanandolo dalla realtà e, a volte, dalle persone care che diventano esse stesse origine di sofferenza.
Una prigione, dunque, dalle solide sbarre che tiene lontano dal mondo, e che se da un lato salva, dall'altro condanna alla solitudine. Eppure quelle sbarre invisibili che ci contengono, che ricordano una casa, qualcosa di famigliare, rinchiudono noi, non il pericolo da cui vogliamo proteggerci.
Alex sperimenta la libertà nella sua "cella artistica" lavorando sempre su temi e tecniche nuove. Evade sperimentando altro con la consapevolezza che ben presto sarà ancora prigioniero della sua arte. Distaccarsi dalla gabbia gli permette l'incontro con la bellezza del mondo ma anche con la malattia e il dolore umano. Esserci qui, ora, lontano da etichette, identità, ruoli predefiniti dal mercato. Eccolo allora il secondo livello di lettura, quello lieve e invisibile: Alex si spoglia, levandosi di dosso la propria identità d'artista per essere figlio, compagno, amico.
Ma qui si apre un nuovo tema, una nuova evasione.