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DON'T LOOKDOWN | Lettura critica di Sonia Catena | 2021

 

"Don't Lookdown" è un progetto artistico di Alex Sala, un lavoro nato e sviluppato durante i suoi 55 giorni di "confinamento in cella", una condizione che l'artista ha vissuto, come tutti noi, nella primavera 2020. Questo evento eccezionale e fuori dall'ordinario è stato l'occasione per l'artista milanese di cambiare il suo approccio al mondo esterno e ai suoi progetti artistici cercando di ritrovare un tempo perduto, quello dilatato e intimo, in cui rimanere presenti a se stessi e non farsi sovrastare dai ritmi frenetici della vita quotidiana che fanno perdere il controllo. Porre dunque attenzione a ciò che ci circonda, attraverso uno sguardo interiore e consapevole. Questo è stato l'atteggiamento di Sala nella costruzione di un percorso artistico che trova espressione in "Don't Lookdown".  

Un materiale che entra a gran voce fra i suoi lavori è il tessuto: centrini all'uncinetto, tovaglie, lenzuola. Elementi che raccontano un mondo lontano, quello dei nonni, quello della sua infanzia quando la vita era piena di scoperte e di giochi innocenti e il tempo non era scandito da impegni. Interessante è la modalità con cui Sala tratta questi tessuti,  le stoffe sono state bruciate, tagliate, modificate, lacerate e colorate, un processo di trasformazione che le ha rese diverse, altre rispetto alla loro identità iniziale. Un intervento che ne ha cambiato i connotati e anche l'odore e che al contempo tiene traccia del passaggio dell'artista.

Il centrino in cotone assurge invece a simbolo, è pregno di innumerevoli significati che si iscrivono, come un tatuaggio, sulla pelle di Alex Sala. Qui il volto dell'artista non appare integro ma celato dietro a un "velo"che non permette di vedere il mondo esterno, ma lo obbliga a un viaggio dentro di sé per perdersi tra i suoi ricordi. I suoi occhi non ci guardano, non ci interroga con il suo sguardo e noi non possiamo accedere ai suoi pensieri. 

In "Demolizione controllata" un pezzo di stoffa sfilacciato e strappato dialoga con due lastre di vetro, da una parte si sovrappone al materiale vitreo, dall'altra ne è schiacciato e sovrastato, ogni fibra è controllata. Questa scelta formale determina a livello contenutistico un significato sotteso, ovvero la contrapposizione fra "valori fondamentali della democrazia" e "demolizione controllata-post-democrazia". L'emergenza sanitaria ha eliminato parzialmente, se non abbattuto completamente, la nostra libertà e il nostro stile di vita mediante procedure controllate e ordinate. L'impiego del vetro con le sue caratteristiche di leggerezza e trasparenza diventa protagonista altresì dell'opera "55 giorni". Ogni lastra è un giorno di confinamento, una giornata che si sovrappone all'altra, pensieri leggeri e fragili che si accumulano e diventano pesanti e resistenti. 

Il progetto di Alex Sala richiede raccoglimento e invita alla riflessione, non dimenticando tuttavia il processo pratico e concreto di ogni azione, che permette la trasformazione del mondo intorno a noi. 

Un lavoro poetico e intimo quello che l'artista produce i quei giorni di confinamento ripetuto e che ci ricordano quanto queste limitazioni ci abbiano resi più docili e sottomessi, più disposti a rinunciare alla propria libertà per la paura di morire. Lo stesso Alex Sala, citando i nonni, asserisce : "un tempo si lottava e si moriva per la libertà".

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